In memoria di Sergio Ramelli

«Denunciai il fatto affermando che si era trattato di un atto criminale. E da quel momento il nostro gruppo teatrale ha interrotto ogni rapporto con la organizzazione politica che, come poi si è saputo, si era macchiata di questo fatto. Da allora non abbiamo più avuto nessun rapporto con loro.» (Dario Fo)

Il fatto. Milano, 29 aprile 1975. Si spense, presso l’Ospedale Maggiore, Sergio Ramelli, studente quasi ventenne,  militante del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Ricoverato da 48 giorni, il 13 marzo 1975, fu barbaramente aggredito e colpito al capo da un gruppo di persone, armate di chiavi inglesi, militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia.

«Forse è destino che gli uomini di coraggio muoiano uccisi dai vili.» (Sergio Ramelli)

Le cause. In un tema scolastico, Ramelli espresse posizioni di condanna nei confronti delle Brigate Rosse, con una nota di cordoglio nei confronti di alcuni militanti padovani del MSI uccisi alle BR, nella sede del partito il 17 giugno 1974. Il tema fu successivamente esposto ed affisso su una bacheca scolastica e usato come “capo d’accusa” in una sorta di ‘processo politico’ scolastico istituito contro Ramelli e altri studenti affini al suo orientamento e impegno politico, accusati d’essere fascisti.

Contesto storico e riflessioni . Il 1975 fu l’anno che compose il biennio ’75-’76 in cui le azioni violente delle Brigate Rosse si moltiplicarono. Siamo negli anni di piombo, un periodo, durato anni, caratterizzato da quotidiani attentati terroristici, rapimenti, scontri, tra l’estrema destra e l’estrema sinistra. Morivano studenti, sindacalisti, politici, magistrati, giornalisti, membri delle forze dell’ordine, innocenti. Un anno prima c’erano state la stragi fasciste dell’Italicus e di Piazza della Loggia a Brescia.

Ciò che non detesto è la strumentalizzazione che la maggior parte della gente fa, a sua convenienza, sulla morte di questi poveri cristiani. La follia dei gruppi fascisti annientava decine di persone innocenti, le organizzazioni di sinistra svolgevano attacchi mirati, e certo i numeri delle vittime non sono assolutamente comparabili, ma questo non significa che si possa giustificare la violenza. Voglio ricordare Ramelli solo perché si cerca sempre di mettere a tacere un certo tipo di spargimento di sangue, “tanto era un fascista”.

Quando si tratta di innocenti, il sangue non ha colore politico.

Pubblicato da Francesco Saverio Mongelli

Classe 1997, barese. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.