La Mafia non uccide donne e bambini: NON E’ VERO!

Questo “codice d’onore”, presente in tutte le tipologie di mafia, che vieta severamente l’uccisione di donne e bambini, fu introdotto demagogicamente per dare all’esterno un’idea di mafia dotata di “regole morali”.

In realtà esso non è stato mai rispettato, se non fino agli inizi degli anni ’60 quando la donna, comunque, non aveva alcuna voce in capitolo e veniva trattata in maniera indecorosa. La mafia non ha avuto scrupoli nell’uccidere, con le maniere più brutali, donne e bambini.

In questo momento penso ad alcuni bambini come Simonetta Lamberti di 11 anni, uccisa nel 1982 perché figlia di un Procuratore Capo, Nunzio Pandolfi di 2 anni, ucciso nel 1990 insieme al padre, Angelica Pirtoli di 2 anni e mezzo, morta nel 1991 insieme a sua madre, Valentina Guarino di 6 mesi uccisa insieme a suo padre nel 1991, Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido nel 1992 dopo 779 giorni di prigionia (per convincere il padre a non collaborare con la giustizia), Raffaella Lupoli di 11 anni, uccisa nel 1997 al posto del padre, Ciro Zirpoli di 16 anni, ucciso nel 1997 perché figlio di un pentito.

Per non parlare poi dei bambini coinvolti nelle sparatorie tra clan, le cosiddette “vittime innocenti di mafia”: Nadia e Caterina Nencioni, rispettivamente di 9 anni e 50 mesi di vita, uccise nel 1993 nella strage di via dei Georgofili, Valentina Terracciano di 2 anni, uccisa nel 2000, Michele Fazio di 16 anni, ucciso nel 2001, Gaetano Marchitelli di 15 anni, ucciso nel 2003, Annalisa Durante di 14 anni, uccisa nel 2004, Domenico Gabriele di 11 anni, ucciso nel 2009 …

Le donne uccise dalla mafia sono più di 150. La prima è stata Emanuela Sansone, 17 anni, figlia di una bettoliera di Palermo, ammazzata il 27 dicembre 1986 perché la mafia pensava che la madre avesse denunciato dei mafiosi per fabbricazione di banconote. L’ultima è stata Maria Concetta Cacciola, 31 anni, figlia del boss di Rosarno: aveva provato a ribellarsi al destino, s’era pentita e poi era tornata sui suoi passi. Il 22 agosto del 2011 è entrata in bagno, ha preso una bottiglia di acido muriatico e l’ha mandata giù tutta. Suicidio. Come lei tante fimmine, parenti di boss della ‘ndrangheta, hanno cercato di ribellarsi, altre hanno preferito rimanere succubi e vittime dei tradimenti dei mariti per non rischiare la vita. Questo e molto altro è spiegato in maniera esaustiva nel libro “Fimmine ribelli” di Lirio Abbate.

La lista delle donne seviziate, uccise o rapite per soldi e costrette a giorni di terrore, è davvero lunga. Lo stesso dicesi delle bambine e dei bambini morti perché figlie di “personaggi sgradevoli” alla mafia o semplicemente perché presenti nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato.

Si comprende bene, pertanto, che l’assunto “Donne e bambini non si toccano” è solo uno slogan per niente corrispondente alla realtà. Così come il diventare “uomini d’onore” dopo l’affiliazione alla mafia. Di uomini d’onore sarà difficile trovarne in quest’ambito: più probabilmente ‘guappi di cartone‘, come li definisce Roberto Saviano o ‘PDM‘ (pezzi di merda) come li definisce Telejato di Pino Maniaci.

Pubblicato da Francesco Saverio Mongelli

Classe 1997, barese. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.