L’indignazione che non c’è stata

Nella notte del 12 gennaio il boss di Japigia Savinuccio Parisi ha lasciato il carcere di Udine per tornare a Bari, dopo esser stato assolto in appello nel processo su una presunta estorsione da 700.000 euro ai danni di un imprenditore di Modugno. Ora è tenuto in “sorveglianza speciale”. La sera del 12 gennaio sono stati fatti esplodere, per diversi minuti, dei fuochi d’artificio, come omaggio e festeggiamento per l’uscita dal carcere del boss.

Sia nei giornali – ma soprattutto nei membri delle istituzioni, dei vari partiti e delle associazioni antimafia come Libera – non c’è stata l’indignazione che avrei voluto vedere. Il Movimento Cinque Stelle – di solito abituato a sbandierare l’antimafia -, anche a livello regionale, probabilmente era occupato a gettare fango sul Partito Democratico, e viceversa. I giornali, eccetto alcuni articoli più approfonditi, si sono limitati a scrivere qualche riga di cronaca enunciando minimalisticamente l’evento. Libera Puglia non ha pronunciato parola a riguardo.

E’ come se ci fosse stato un rigoroso silenzio (stampa).

Ma siamo tornati agli anni ’90 o un minimo di evoluzione culturale – ma soprattutto sensibilizzazione e voglia di gridare il nostro no – c’è stata? Non credo. Al contrario, facebook è stato invaso di commenti in favore di Savinuccio, dipingendolo come un eroe, un idolo e come un salvatore della patria. “Parisi libero!”, “Una piccola parte di Terlizzi è con te Savino”, “Onore a Savino, buon ritorno”, “Ritornerà l’ordine in città”, “Grande uomo, uomo di pace” sono state le parole che hanno fatto rabbrividire e stupire la parte onesta della nostra città. Ovviamente i creatori di questi post erano di “dubbia appartenenza” ed educazione. Il sindaco di Bari Antonio Decaro, con un post su facebook, ha preferito non soffermarsi sulla questione dei fuochi d’artificio, incoraggiando i cittadini onesti con queste rassicuranti parole:

“Noi siamo più forti di chi sporca questa città, che lo faccia imbrattandone un muro o infangando la sua dignità. Siamo più forti di chi festeggia la scarcerazione di un boss perché crediamo nello Stato e nella giustizia e lavoriamo tutti i giorni per rendere Bari un luogo migliore dove vivere.

E, soprattutto, siamo molti ma molti di più”.

Mi sarei aspettato qualcosa da chi ha preferito rimanere in silenzio e qualcosa in più per chi si è limitato con le parole. In fondo è un evento fondamentale per gli equilibri della nostra città, soprattutto in questo periodo anche a fronte della collaborazione con la giustizia del boss di Ceglie/Carbonara Antonio Di Cosola.

Soprattutto dai ragazzi! Ma che fine hanno fatto Unione degli studenti, Azione Universitaria, Studenti Indipendenti, Link, Rete della Conoscenza.

Se siamo ancora persone che ragionano con la propria testa e soprattutto che non parlano di lotta alla mafia solo per la marcia di Libera o per trasgredire i valori della legalità, abbiamo il dovere morale di urlare la nostra indignazione.

Abbiamo il coraggio e la voglia di maturare una nostra coscienza politica e sociale o siamo solo macchine radiocomandate?

Pubblicato da Francesco Saverio Mongelli

Classe 1997, barese. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.