Morandi, Ligabue e Cremonini: tre pittori “oscurati” dagli omonimi cantanti

Gianni Morandi, Luciano Ligabue e Cesare Cremonini sono nomi di cantanti ben noti al grande pubblico; meno noti sono, purtroppo, se non tra gli esperti d’arte, tre importantissimi omonimi pittori del ‘900: Giorgio Morandi, Antonio Ligabue e Leonardo Cremonini.

Mi sembra doveroso parlare e far conoscere anche loro.

Giorgio Morandi (Bologna 1890 – 1964) è stato uno dei protagonisti della pittura italiana del Novecento ed è considerato tra i maggiori incisori mondiali del secolo. Pur vivendo quasi sempre a Bologna, era fin da allora informato sulle opere di Paul Cézanne, André Derain e Pablo Picasso.

La fama di Morandi è legata alle nature morte e in particolare alle “bottiglie”. I soggetti delle sue opere sono quasi sempre cose abbastanza usuali; vasi, bottiglie, caffettiere, fiori e ciotole che, composti sul piano di un tavolo, diventano i veri protagonisti della scena. La sua opera si compone anche di ritratti e paesaggi. Usare pochissimi colori è una sua particolare caratteristica, che lo rende poetico e surreale e anche se non particolareggiava i suoi soggetti, si può notare come essi non perdano di realismo.

Due oli dell’artista bolognese sono stati scelti dal Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama nel 2009, ed ora fanno parte della collezione della Casa Bianca.

Antonio Ligabue (Zurigo 1899 – Gualtieri 1965), da padre  ignoto, è stato registrato anagraficamente come Antonio Costa. Diventato adulto cambierà nome in Ligabue. Ha sempre vissuto una vita difficile a causa del suo carattere e delle sfortune familiari, verrà nel 1917 ricoverato in ospedale psichiatrico in seguito a una violenta crisi nervosa. nel 1937 verrà ricoverato nel manicomio a Reggio Emilia per atti di autolesionismo.

Le opere figurative di Ligabue, dense e squillanti, traboccano di nostalgia, di una violenza ancestrale, di paura e di eccitazione, di dettagli ugualmente minuziosi nelle scene di vita campestre come in quelle di esotiche foreste, attinti, nel primo caso, dalla profondità di un’incredibile memoria visiva, nel secondo da una immaginazione ancora più prodigiosa.

E’ stato anche un’importante disegnatore e scultore.

Leonardo Cremonini (Bologna 1925 – Parigi 2010).

Frequenta per quattro anni l’Accademia di Belle Arti di Bologna e alla fine della guerra si trasferisce a Milano, dove si iscrive all’Accademia di Brera. Dal 1950 vive e lavora a Venezia e qui Conosce Virgilio Guidi, Peggy Guggenheim e Giuseppe Marchiori. In questi anni il suo stile abbandona l’accademismo, per rivolgersi ad una pittura esclusivamente immaginativa. Dal 1952 al 1960 espone quasi unicamente a New York, pur tuttavia non risiedendovi e in quel periodo prolifico, stringe amicizia con importanti artisti nazionali ed internazionali. Continua a vivere a Parigi dove ogni tanto si sposta per lavorare nelle maggiori città europee. Nel 1964 partecipa alla Biennale di Venezia, nel 1965 alla Quadriennale di Roma.

La pittura del “figurativo” Cremonini viene da molti definita “enigmatica”.

Pubblicato da Francesco Saverio Mongelli

Classe 1997, barese. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.